ASD Kodokan Sport Napoli

La nostra storia è la chiara dimostrazione di come i locali più fatiscenti dell'Albergo dei Poveri, concessici nel 1974, possano essere trasformati in 40 anni in un centro sportivo, sociale e culturale d'avanguardia, esempio e modello in Italia e in tutta Europa.

 

Il Kodokan Napoli è oggi un autentico punto di riferimento per tutti i progetti sportivi, sociali, culturali e sanitari, e vanta più di 110 titoli italiani e numerose medaglie ai campionati europei e mondiali. Sessanta dei nostri atleti hanno indossato la maglia della nazionale italiana; il nostro impianto, inoltre, è tra i più funzionali di tutta la regione, ed è stato oggetto dello studio dell'Istituto di Medicina del Lavoro dell'Università Federico II.

Il Kodokan, da sempre, si fonda sugli stessi valori cui è improntata la struttura che lo ospita: dare un luogo sicuro ai meno fortunati, dove tutti possano sentirsi alla pari con gli altri.

 

L'Associazione Kodokan, infatti, ha sede all'interno del Real Albergo dei Poveri, conosciuto anche come Palazzo Fuga o, nell'uso popolare, Reclusorio o Serraglio: il più importante palazzo monumentale di Napoli, nonché una delle più grandi costruzioni settecentesche d'Europa. Nel 1749 Ferdinando Fuga fu chiamato a Napoli, nell'ambito del programma di rinnovamento edilizio di Carlo III di Borbone, con l'incarico di progettare il gigantesco Albergo dei Poveri per dare un tetto sulla testa ai poveri del Regno.

 

Il Kodokan nacque grazie all'iniziativa del Prof. Sergio Fati, che creò una scuola di Judo presso il collegio per gli Orfani dei Lavoratori Italiani (ENAOLI) di Napoli in Via Don Bosco. L'ENAOLI aveva lo scopo di provvedere al mantenimento e all'educazione morale, civile e professionale degli orfani dei lavoratori: il tutto mediante l'istituzione e la gestione di propri collegi-convitti, nei quali si curava l'avviamento professionale e il collocamento degli orfani nel mondo del lavoro. Erano comunque previste anche altre forme di assistenza, per esempio borse di studio, aiuti nelle spese scolastiche, premi vitalizi, sussidi, premi di avviamento al mestiere, cure climatiche e termali. Si garantiva, in sintesi, un supporto morale e materiale agli orfani e alle loro famiglie. Potevano usufruire di tale sostegno gli orfani di padre o di madre fino al diciottesimo anno di età.

 

Il Kodokan, come Kodokan ENAOLI, ebbe origine da un'inaspettata conversazione tra il Prof. Sergio Fati e il Direttore dell'ENAOLI, il dott. Balestrieri. In questa occasione si espose la difficoltà degli educatori di mantenere la disciplina e il rispetto di molti allievi: non pochi maestri furono costretti a chiedere l'allontanamento di alcuni ragazzi a causa di una manifesta incapacità di integrarsi.
Il Prof. Fati spiegò quanto potesse essere utile, in simili circostanze, l'apprendimento del Judo. Questa disciplina sportiva, difatti, si caratterizza per uno straordinario potere educativo, ed è in grado di insegnare valori come il rispetto dell'insegnante e dell'avversario, l'autocontrollo, il riconoscimento dei propri limiti, nonché di contribuire alla crescita morale degli allievi grazie alla comprensione e alla consapevolezza delle regole.

 

Fu così che questa nuova disciplina si inserì, in via sperimentale, tra gli sport che già venivano praticati nel Collegio. Con un piccolo contributo, tratto sia dai fondi dell’Istituto destinati allo sport sia da quelli del Prof. Fati, furono comprate le prime attrezzature e fu adibito a palestra un locale sotto la chiesa del Collegio. Alcuni ragazzi, tra cui Giuseppe Marmo, aderirono con entusiasmo all'iniziativa, formando il primo nucleo che andò gradatamente espandendosi. 

 

Fati fu affiancato nell'insegnamento e nella guida dei ragazzi (divenuti atleti tesserati alla allora FIAP, Federazione Italiana Atletica Pesante) dapprima dal Maestro Nicola Tempesta e, successivamente, da De Angelis; quando il gruppo si dedicò alle prime competizioni con altre società sportive, fu sostenuto direttamente dal Kodokan ENAOLI.

 

Questa situazione andò avanti per alcuni anni, con crescente slancio e con un reale miglioramento dell'educazione dei ragazzi, fino a quando il primo gruppo completò gli studi nel Collegio e iniziò la vita esterna allo stesso. Nel frattempo le condizioni politiche in Italia erano cambiate, ragion per cui l'ENAOLI fu considerato un Ente inutile. Ciò portò alla sua cessazione nel 1974.

 

La chiusura del Collegio di Napoli non determinò la fine dell'entusiasmo dei ragazzi. Alcuni di loro pensarono di mettere a frutto le conoscenze sportive acquisite, sia proseguendo gli studi presso l'ISEF (Istituto Superiore per l’Educazione Fisica) sia aprendo una propria società sportiva. In particolare, il giovane e intraprendente Marmo, insieme a Fetto e Capezzuto, ebbe l'idea di riqualificare alcuni locali dell'Albergo dei Poveri e di riutilizzarli come palestra.
I tre ragazzi presero contatto con il Comune di Napoli per ottenere l'autorizzazione per questo progetto. Avuto il permesso, si misero materialmente al lavoro con grande sacrificio insieme ai muratori, per trasformare le vecchie scuderie in una prima palestra per il Judo. Il nome della struttura era Kodokan Napoli.

 

L'impegno di Marmo fu specchio non solo di capacità imprenditoriali e legate alla politica sportiva, ma anche di dedizione e passione. Queste qualità hanno portato all’espansione del Kodokan, attraverso l'acquisizione di più locali e l'introduzione di nuove discipline sportive, fino alle attuali dimensioni.

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